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Una storia di numeri, di LIS e di un autogol perfetto

«L’approvazione della LIS avvenuta il 5 maggio 2021 all’interno dell’ultimo decreto Sostegni bis, una mancanza di rispetto verso chi sta patendo questa crisi infinita? Abbiamo iniziato scrivendo un comunicato ma man mano che si procedeva nell’esposizione ci siamo accorti della trasformazione di quest’ultimo in una storia, la quale purtroppo non è frutto di fantasia. Una storia in cui i numeri la fanno da padroni, numeri da sempre cari alla politica sia che siano sotto forma di voti, cifre o di consensi; numeri che però sarebbe meglio prima saper leggere al fine di evitare clamorosi autogol come quello che vi stiamo per raccontare».

Partendo dall’inizio, con estrema sintesi, come ben sapete durante questi lunghi mesi di pandemia si è visto necessario da parte della politica italiana l’istituzione di misure straordinarie (in alcuni casi anche discutibili) finalizzate allo scopo di fronteggiare l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica di cui tutti abbiamo ben presente la portata. A tal riguardo sono stati diversi i decreti emanati al fine di alleggerire i danni che l’emergenza COVID-19 ha causato al tessuto sociale ed economico italiano; queste misure varate inizialmente dal precedente governo in carica fino al 13 febbraio 2021, erano parte integrante dei vari decreti “Ristori” poi trasformati dal 18 febbraio 2021, data di insediamento del nuovo governo, in decreti “Sostegni”. I nomi delle misure sono complementari e indicano chiaramente l’effettiva intenzione politica dell’aiutare le classi sociali ed economiche in difficoltà.

Eppure qualcosa è andato storto (o benissimo dipende dai punti di vista) fino al punto provocare l’alterazione della percezione sull’attuale momento di crisi da parte un considerevole numero di nostri dipendenti (o rappresentanti) che siedono sugli scranni dei palazzi romani.

In occasione dell’emanazione del ddl n. 2144 (Decreto Sostegni bis) che ha avuto il via libera nella notte del 5 maggio 2021 dalle Commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato, fra gli emendamenti approvati ce n’è uno che a nostro parere stride fortemente con l’intento del decreto stesso, si tratta di un emendamento a favore del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana e l'inclusione delle persone con disabilità uditiva. Esso è l’emendamento 34.0.7 a prima firma del senatore Matteo Salvini, che introduce un articolo (il 34 bis nel Decreto Sostegni) attraverso cui «la Repubblica riconosce, promuove e tutela la Lingua dei Segni Italiana (LIS) e la Lingua dei Segni Italiana Tattile (LIST)».

Naturalmente subito dopo l’approvazione è partita la corsa all’annuncio, riprendiamo quello della Ministra alla Disabilità,  Erika Stefani, con video annesso (assieme al Sen. Salvini): “Il nostro Paese ha riconosciuto anche la Lingua dei Segni Italiana e la Lingua dei Segni Italiana Tattile, allineandosi con il resto di Europa. Verranno così maggiormente promossi servizi di sottotitolazione e interpretariato al fine di rimuovere ogni forma di barriera alla comunicazione”.

Tra le repliche segnalateci e trovate in rete citiamo quella autorevole del Prof. Giuseppe Gitti, (Logopedista - Professore a.c. dell'Università di Firenze dal 1978 ad oggi. Docente di Riabilitazione Fonetica della Scuola per Terapisti della Riabilitazione dell'Università di Siena dal 1982 al 1986. Fondatore e Direttore del C.R.O. Centro di Rieducazione Ortofonica, della Rivista I CARE e delle Ed. CRO. Giornalista pubblicista. Direttore dei Corsi Biennali di Specializzazione per Insegnanti di sostegno gestiti dal C.R.O. Docente in numerosi Corsi di Specializzazione per Insegnanti di sostegno gestiti da Enti pubblici e privati) il quale in un breve post fa chiarezza su: «…… i sordi di cui si parla sono circa 43000 e di questi solo meno della metà usa la LIS perché anziani e educati negli ormai ex Istituti per Sordomuti. In Italia da oltre 40 anni i bambini sordi frequentano le scuole normali e non imparano la lingua dei segni che, se non verranno riaperti gli Istituti per sordi la LIS è destinata a scomparire. Il riconoscimento della LIS! A mio modesto avviso una lingua non deve essere riconosciuta né dallo Stato, né dai linguisti, una lingua esiste se esiste un popolo o una minoranza etnico linguistica autosufficiente che la usa e la trasmette di generazione in generazione. Lo Stato non può riconoscere una lingua, può e se ci sono le condizioni deve riconoscere la minoranza etnico linguistica che la usa (art. 6 della Costituzione) e implicitamente riconosce anche la lingua usata a prescindere che sia orale o segnica. Solo l'art. 6 della Costituzione dà indirettamente la possibilità dei riconoscere la lingua dei segni come qualunque altra lingua di una minoranza linguistica…..».

E di seguito anche la sintesi di quanto il Presidente APIC Paolo De Luca denuncia, sempre sui social: «……..ennesimo video di propaganda ed ennesima dimostrazione di ignoranza sul tema della sordità; il riconoscimento del LIS serve da simbolo a chi vive e lavora con i sordi, ma non serve alle persone con disabilità uditiva. Protesi acustiche, protesi impiantabili, impianti cocleari, tecnologie assistive, sistemi educativi, logopedia, CAA, progressi sanitari e di assistenza; insieme a prevenzione, screening audiologici neonatali e ad una reale applicazione dei LEA; queste sono le cose che servono alle famiglie e alle persone con disabilità uditive. Non serve un mondo a parte, non serve uno status identitario di sordità e a chi non accetta la condizione di disabilità chiederei di rinunciare a provvidenze e certificazioni di disabilità. Sulla questione dell'Italia pecora nera in Europa forse sfugge che per riconoscere una lingua ci vuole un popolo, in Italia esiste un territorio dove si parla questa lingua minoritaria? La Costituzione andrebbe letta e anche compresa..
Sulla tanto sbandierata Convenzione ONU sui diritti delle Persone con Disabilità, andrebbe anche qui compreso cosa viene raccomandato agli Stati in relazione alle situazioni sociosanitarie, educative, socioculturali ed economiche in cui è consigliato l'uso della comunicazione mimico gestuale; si potrà facilmente rilevare che in Italia non ci sono per fortuna le condizioni.
Che tristezza questa propaganda e ignoranza! Va ricordato inoltre che fino ad adesso la scelta dell'uso del LIS è garantito con la L104/92, semmai i problemi sono dovuti dalla non perfetta esigibilità a livello nazionale…..».

Come associazione l’APIC pur riconoscendo l’utilità della LIS come metodo di comunicazione (e non come lingua) per tutte quelle persone che la utilizzano, si stenta a comprendere come tale norma possa essere stata inserita (e mantenuta) all’interno di un DDL la cui finalità è ben altra. Forse i promotori dell’emendamento sono cascati nella trappola dei numeri e siccome i numeri spesso ingannano e vengono confusi per voti, ecco delinearsi il clamoroso autogol di cui vi abbiamo anticipato l’esistenza: parlando di LIS non si fa riferimento alla sordità nella sua interezza, ma ci si riferisce solamente alle persone che effettivamente la utilizzano per comunicare e comprendere, persone che hanno il sacrosanto diritto di poterla utilizzare ma che come riferisce anche il Prof. Gitti sono solo la minima parte di chi ha un problema di udito o di chi è sordo ed è quindi assolutamente sbagliato pensare che riconoscendo la LIS (e stanziando per essa esagerate risorse economiche) sia possibile incrementare la propria platea di popolarità e di voti, anzi…….